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Molti anni fa i pazienti affetti da un importante deficit osseo a livello della mascella o della mandibola dovevano rassegnarsi all’impossibilità di sottoporsi a un intervento di implantologia, poiché gli impianti dentali hanno bisogno di una adeguata quantità di osso (e di qualità sufficientemente buona) per sostenere l’impianto.
Per fortuna la situazione è parecchio cambiata e oggigiorno anche i pazienti con poco osso possono ricorrere all’uso degli impianti dentali attraverso alcune tecniche di cui abbiamo già parlato: impianti zigomatici, rigenerazione ossea e griglie sottoperiostee.
C’è un’altra tecnica di cui non abbiamo ancora parlato che permette ai pazienti con deficit osseo di sottoporsi a un intervento di implantologia senza necessità di sottoporsi a interventi di rigenerazione ossea e con un risultato funzionale ed estetico immediato: sono gli impianti pterigoidei.
Gli impianti pterigoidei sono un tipo di impianto dentale che viene caricato alla mascella superiore quando non c'è abbastanza osso nella zona posteriore del mascellare.
Si chiamano “pterigoidei” perché vengono caricati nel processo pterigoideo dell’osso sfenoide: questo osso si trova alla base del cranio ed è ottimo per caricare gli impianti nella zona posteriore della mascella superiore nei pazienti che hanno subito la perdita di molari o un riassorbimento dell'osso mascellare.
Gli impianti pterigoidei si occupano di fissare i settori posteriori dell'arcata dentaria protesica e possono essere usati in combinata con impianti tradizionali o griglie subperiostee (a seconda della quantità e qualità di osso presente) per il fissaggio dei settori anteriori.
Gli impianti pterigoidei sono più lunghi rispetto agli impianti tradizionali: vanno dai 13 ai 20 mm e vengono fissati al processo pterigoideo dell’osso sfenoide.
Gli impianti tradizionali, invece, di solito non superano i 18 mm e vengono caricati all’osso della mandibola o della mascella.
L'intervento chirurgico per l'inserimento degli impianti pterigoidei può essere eseguito in sedazione cosciente endovenosa, grazie alla presenza in studio di un medico anestesista.
La procedura è molto simile a quella richiesta dagli impianti tradizionali.
La vera differenza è prima di realizzare l’intervento: è necessario un lavoro preliminare più meticoloso da parte del chirurgo, poiché deve conoscere con precisione l'osso mascellare del paziente per poter caricare correttamente l’impianto pterigoideio.
L’impianto deve infatti raggiungere il processo pterigoideo con la giusta inclinazione (che può arrivare fino ai 45 gradi), evitando complicazioni successive e soprattutto evitando possibili fallimenti nell'osteointegrazione.
Di solito i pazienti che hanno bisogno di sottoporsi a un intervento di implantologia pterigoidea sono quelli che:
Il paziente può condurre una vita normale dopo l'intervento poiché, di solito, il disagio è minimo e comunque equivalente a quello che deriva dal caricamento di impianti convenzionali.
Di solito gli impianti pterigoidei sono a carico immediato e la protesi provvisoria può essere caricata addirittura lo stesso giorno in cui viene eseguito l’intervento chirurgico.
Ciò significa che, con un po’ di attenzione, il paziente può parlare, sorridere e mangiare già dopo l’intervento.
La protesi che viene caricata subito è provvisoria: bisogna aspettare la cicatrizzazione della gengiva e dei tessuti attorno all’impianto e la corretta osteointegrazione prima di poter fissare la protesi definitiva.
Il caricamento degli impianti pterigoidei non presenta complicazioni maggiori rispetto agli impianti tradizionali, purché il chirurgo che realizza l’intervento abbia la sufficiente esperienza nella chirurgia implantare e una buona conoscenza dell'anatomia della zona posteriore della mascella superiore e la sua relazione con il processo pterigoideo.
I nostri chirurghi hanno anni di esperienza nel caricamento degli impianti pterigoidei; presso i nostri studi quindi questa tipologia di intervento è assolutamente sicura e con un altissimo tasso di successo.
Bisogna recarsi dal dentista in modo tale che vengano valutate le condizioni di partenza del paziente attraverso una TAC tridimensionale delle arcate dentarie che consente di avere una visione molto dettagliata della condizione e spessore dell’osso residuo e della sua qualità.
Negli studi Brush abbiamo la possibilità di eseguire la TAC direttamente in sede in modo tale da valutare la situazione in modo immediato.
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