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Alla domanda: “quanto sono lunghi i denti?” in pochi saprebbero rispondere; è anche vero che la dimensione e la lunghezza dei denti variano da persona a persona ma è altrettanto vero che - in linea generale - con un semplice sguardo ci possiamo rendere conto se una persona ha i denti di una lunghezza “normale” o se, invece, sembra esserci qualcosa che non va.
Se una persona ha i denti molto più lunghi del normale, tanto da poter apprezzare questa differenza con un semplice sguardo, di solito non è un problema legato ai denti in sé ma alle gengive: si tratta infatti di recessione gengivale.
Parliamo di questa patologia con il dottor Carlo Galbiati, Medico Chirurgo Odontoiatra dal 1982, co-fondatore di Brush.
Con recessione gengivale si indica un fenomeno per il quale la gengiva si ritrae lasciando scoperta la porzione del dente che di solito è appunto coperta dalla gengiva: come conseguenza, siccome la superficie totale di dente esposto è maggiore del normale, i denti appaiono più lunghi.
Sebbene possa sembrare un problema prettamente estetico la recessione gengivale è una patologia seria che nei casi più gravi se non viene curata può causare diverse complicazioni e portare addirittura alla perdita di uno o più denti.
Questa patologia è causata da diversi fattori, e i più comuni sono:
Il problema che viene immediatamente percepito è quello legato all’estetica: i denti eccessivamente lunghi possono risultare sgradevoli alla vista, andando a condizionare negativamente la qualità della vita di chi soffre di recessione gengivale che può sentirsi in imbarazzo a sorridere o addirittura a parlare.
Tuttavia, come abbiamo già detto in precedenza, la recessione gengivale può causare complicazioni che vanno molto oltre la sfera estetica.
Ad esempio, chi ha le gengive ritirate può sviluppare:
- sensibilità dentale a causa del colletto del dente scoperto (quindi si sente dolore quando c’è contatto con un alimento o bevanda calda o fredda)
- maggiore predisposizione all’abrasione dei denti
- carie radicolare (carie alla radice del dente)
- perdita dei denti (nei casi più gravi)
Purtroppo il tessuto gengivale non si rigenera spontaneamente quindi nei casi più gravi di recessione gengivale, nel caso si volesse ricostruire la gengiva, bisognerebbe ricorrere a un piccolo intervento chirurgico con l’obiettivo di innestare sulle gengive il tessuto precedentemente asportato dal palato del paziente.
Siccome questa opzione viene messa in pratica solo nei casi di recessione gengivale più grave, è importante fare di tutto per minimizzare il rischio di gengive ritirate.
In alcuni casi, come nei pazienti predisposti geneticamente a questa patologia o per i pazienti con una gengiva molto sottile, non è possibile prevenire l’insorgere della malattia.
Nei soggetti sani però ci sono una serie di abitudini che possono aiutare molto a minimizzare il rischio di recessione gengivale:
In alcuni casi basta guardarsi allo specchio per rendersi conto di avere le gengive ritirate; quando però questa patologia è ancora agli inizi è difficile capirlo e solo un occhio esperto come quello del dentista può individuare i primi sintomi di recessione gengivale.
Recandosi alle visite periodiche dal dentista il nostro cavo orale è costantemente sotto controllo e il dentista può rendersi conto di un’eventuale recessione gengivale ai primissimi stadi della malattia, riuscendo in questo modo ad arginarne lo sviluppo analizzando le abitudini di vita del paziente e, in base al suo caso specifico, dando consigli mirati.
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